giovedì 21 gennaio 2016

FACCIA D'ANGELO


Faccia d'angelo 

by NonSoloVideo




Faccia d'angelo è una miniserie televisiva in due puntate del 2012, diretta da Andrea Porporati.


Nebbia. Piccole case, centri urbani un po’ sempre uguali, adagiati sul corso del fiume; un tessuto urbano tranquillo e placido, una vita che scorre forse monotona nella campagna veneta, nel profondo nord-est, fra Venezia e Padova: terra di gente che lavora, che produce; una terra che proprio negli anni di cui raccontiamo stava preparandosi a diventare da acquitrino maledetto, luogo di emigrazione, di fuga, di povertà a terra di benessere, di azienda e piccola impresa. Ed è proprio in queste zone che, fra il 1980 e il 1990, imperversa una delle più sanguinarie bande criminali d’Italia, la Mala del Brenta del Toso, noto anche come "Faccia d’Angelo".

Episodio 1

1985

14 novembre: un gruppo di criminali armato ed a volto coperto fa irruzione nell'aeroporto Marco Polo di Venezia, sottraendo 300 Kg di oro destinati alla Germania, attuando quello che a tutti gli effetti è un colpo perfetto. La mattina seguente, il giovane ispettore di polizia Bruno Ricci, appena trasferito da Caserta, arriva a Venezia e fa subito la conoscenza dei suoi nuovi colleghi: l'ispettore Del Monaco, il commissario Trionfera, e il dottor Arosio, il Pubblico Ministero. Questi lo portano immediatamente con loro sul luogo del colpo ed, interrogando i testimoni, sono assolutamente certi che l'operazione sia stata eseguita dal Toso e la sua banda, ricercata da anni. Arosio si rende conto che per incastrare l'organizzazione sia necessario partire dai suoi inizi ricostruendone la storia e Ricci raccoglie dagli archivi tutti i casi relativi alle province limitrofe che possano in qualche modo collegarsi alla banda, per trovare qualche indizio che incrimini il Toso ed i suoi.

 

1974

Riviera del Brenta: il Toso è un giovane di umili origini che, assieme ai suoi amici, si diletta in piccoli furti di salumi e formaggi lavorando per lo zio, che rivende le refurtive ricavandone somme di denaro di poco conto da suddividere coi ragazzi. Il giovane ha le idee chiare per quanto riguarda il suo futuro e punta in alto. L'occasione per alzare il tiro gli viene offerta quando una ricca famiglia del luogo (la famiglia Carbon), fa installare delle costose telecamere di sorveglianza per controllare la propria villa: il Toso vuole sequestrare la signora Carbon per chiederne il riscatto. Propone quindi agli amici di partecipare al colpo: Tavoletta (così chiamato per la sua grande abilità nel guidare automobili) sarà alla guida del furgone che i ragazzi utilizzeranno, Bepi si occuperà di cambiare la targa allo stesso, affinché non siano riconosciuti, mentre il Moro e Schei, i più corpulenti del gruppo, provvederanno ad immobilizzare e rapire la donna. Solo il Doge, il restante membro della compagnia, sembra avere qualche dubbio sull'operazione, ma, spinto dagli amici, si convince a partecipare.

Il piano architettato dal Toso funziona alla perfezione: il ragazzo dissemina la strada adiacente alla villa (in un punto morto per le telecamere) di carne; in questo modo il piccolo cane dei Carbon, Charlie, attratto dal cibo, riesce a passare tra le sbarre del cancello e ad uscire in strada. La signora Carbon, vedendo la scena dall'interno e preoccupata per l'animale, corre anch'ella sulla strada, dove il Moro e Schei la sorprendono imbavagliandola e portandola nel furgone, che come previsto parte a tutto spiano. 

Essendo la banda inesperta nella gestione dei rapimenti, il Toso si era precedentemente accordato con un nomade proprietario di giostre, al quale affida la donna in cambio di una lauta somma di denaro. È il primo di una lunga serie di sequestri e rapine che, nel giro di pochi anni, portano il Toso ed i suoi amici ad essere conosciuti ed ad arricchirsi enormemente.

1979

La banda comincia a frequentare assiduamente le bische clandestine della zona. Il Toso sembra molto interessato a questo business e la sua attenzione non sfugge ad un potente boss, conosciuto come "Arsenale", insospettito dalla continua presenza in una delle sue bische del Toso e dei suoi uomini, che osservano le giocate dei clienti senza mai puntare. Ricevuto dal boss, che controlla lo spaccio di droga ed il business del gioco d'azzardo nelle zone di Padova e Venezia, il Toso gli propone di aprire una bisca a Padova gestita dalla sua banda, con la promessa di riconoscere ad Arsenale il 50% dei ricavi. Quest'ultimo teme che il Toso voglia ingannarlo, ma il giovane gli fa notare che uno dei suoi croupier bara sistematicamente quando alcuni clienti puntano grosse cifre, facendoli vincere. L'osservazione del Toso è, in realtà, completamente inventata, ed è volta a far sì che Arsenale possa fidarsi di lui. Ancora una volta, la strategia del Toso si rivela vincente, ed Arsenale accetta l'offerta del giovane.


 

1981

10 febbraio: il Toso ha sposato una delle tante ragazze conosciute negli anni, Grazia, e dalla stessa ha avuto un figlio, Paolo, che si appresta a far battezzare. Alla cerimonia sono presenti "vecchi e nuovi amici" della banda: oltre ad Arsenale è invitato anche un esponente del clan mafioso di Cosa Nostra, proveniente da Milano, un non precisato individuo che viene definito "il Siciliano". Il Toso si rivolge proprio a quest'ultimo, chiedendogli il permesso di espandere il proprio controllo sul business delle bische clandestine alla zona del Lido di Venezia, incontrando però la dura opposizione di Arsenale, col quale iniziano ad emergere piccoli dissapori.

Dopo la cerimonia, il Toso comunica a Grazia che non è adatto a fare il padre di famiglia e lascia la donna assieme al figlio in una lussuosissima villa, tranquillizzando la moglie sul fatto che al piccolo non mancherà nulla nel corso degli anni. L'uomo è totalmente concentrato sul costruire un impero criminale e, contravvenendo agli ordini di Arsenale, indaga nelle bische del boss sui guadagni dei cambisti che lavorano per Arsenale stesso, scoprendo che il loro ricavo complessivo annuale corrisponde ad una cifra altissima: 20 miliardi di lire. Il Toso, alla presenza di Arsenale, chiede al Siciliano di poter prendere il posto dei suddetti cambisti, promettendo un aumento del guadagno finale e la solita divisione a metà dei proventi, sottolineando la certezza di sicuri benefici per tutti. Arsenale, infuriato per la mancanza di rispetto del Toso, chiede che lo stesso venga ucciso, ma il Siciliano si schiera a favore dell'emergente boss approvando la sua proposta.

Il Toso e la sua banda controllano ormai gran parte delle bische clandestine del nord-est italiano ed iniziano una collaborazione con il Siciliano anche per quello che riguarda lo spaccio di stupefacenti. Il mafioso, tuttavia, fa notare al Toso che qualcuno a Venezia sta spacciando della cocaina proveniente da un canale diverso dal suo e lo mette alla prova, chiedendogli di scoprire di chi si tratti e di risolvere la situazione. Quando i suoi uomini lo informano che si tratta di Arsenale, il Toso ha l'occasione di dimostrare al Siciliano la sua fermezza: assieme al Doge ed al Moro, fa irruzione nella villa del boss e lo uccide senza lasciargli scampo. È il primo omicidio commesso dalla banda del Toso.

1986

Il Toso si è innamorato di Morena, una ragazza che ha conosciuto in discoteca e che ha conquistato dopo non pochi tentativi andati a vuoto. Nel frattempo, Grazia viene trovata senza vita nel giardino della sua villa e, nonostante la scena suggerisca si sia trattato di un incidente, la Polizia sospetta che la morte della donna possa essere una vendetta nei confronti del Toso. Mentre Ricci e Del Monaco sono sul posto, la madre del Toso, accompagnata da Tavoletta e Bepi, giunge alla villa per prendere con sé il piccolo Paolo. Ricci intuisce che la donna sta portando il bambino dal padre e si mette all'inseguimento del fuoristrada guidato da Tavoletta che, accortosi di essere pedinato dall'ispettore, devia verso una strada sterrata in cui la macchina guidata da Ricci si incaglia e gli ispettori vengono seminati. Una volta giunto dal Toso, tuttavia, Paolo si rifiuta di abbracciarlo e resta con la nonna, palesando le evidenti mancanze del padre nei suoi confronti.

Ricci non si dà per vinto ed il giorno seguente si reca nel centro della cittadina per fare qualche domanda alla madre del Toso che, seppure preoccupata per la vita del figlio, si rifiuta di collaborare con la giustizia e lo copre sistematicamente. Il giovane ispettore si accorge che la popolazione è ostile nei suoi confronti ed è schierata dalla parte della donna. Tornato in centrale, Arosio fa notare a lui ed ai colleghi che la banda del Toso è caratterizzata dalle peculiarità tipiche delle organizzazioni di stampo mafioso, e che è inutile cercare indizi nei singoli reati commessi; bisogna allargare la visione ed incastrare il Toso accusandolo di associazione mafiosa. Ciò è vantaggioso per le stesse autorità, che possono indagare con strumenti più potenti ed elastici, quali le intercettazioni ambientali ed il controllo dei conti correnti bancari; una conversazione tra il Toso e la madre viene infatti immediatamente registrata.


Episodio 2

1987

Modena, 15 aprile: il Toso, assieme a Morena, diventata ufficialmente la sua compagna, partecipa ad una cena di affari assieme a Schei ed al Moro, nella quale i compari parlano della possibilità di espandere il loro dominio nella città in cui si trovano, ricca ma ancora "libera" dal controllo di organizzazioni criminali. Nel bel mezzo della serata, però, Ricci ed i suoi uomini fanno irruzione nel ristorante arrestando il Toso e gli amici. Anche una disperata Morena viene tratta in arresto, ma il boss la rassicura, dicendole di non preoccuparsi.
Il Toso viene condotto nel carcere di massima sicurezza di Fossombrone, mentre Morena, che è incensurata, viene rilasciata poche ore dopo. Ricci apprende dai giornali che anche i complici del Toso saranno presto scarcerati, in quanto le accuse pendenti su di loro sono di poco conto. L'ispettore comunque è convinto che senza il Toso la banda avrà grosse difficoltà nel gestire gli affari. La previsione di Ricci non sembra tuttavia avverarsi: Schei mette subito le cose in chiaro, annunciando alla banda che in assenza del Toso il capo sarà lui e che gli affari proseguiranno regolarmente.

1988

Il Toso è in carcere ed ha chiesto alla direzione la possibilità di conseguire una laurea in architettura. Per questo passa molte ore della sua giornata in biblioteca a studiare, ponendo particolare attenzione sull'architettura del XVIII secolo. Un altro detenuto lo osserva e durante l'ora d'aria, capendo che la reale intenzione del Toso è quella di evadere dalla prigione, lo avvicina offrendosi di aiutarlo nel suo piano. Il boss, sebbene diviso nelle ideologie dall'altro detenuto, un terrorista dell'estrema sinistra, alla fine decide di accettare la proposta, coinvolgendo l'uomo nell'operazione.
Schei ed il Moro si incontrano, scambiandosi una valigetta contenente un'importante somma di denaro utile per la famiglia del Toso. Il Moro è incaricato di nasconderla in un luogo conosciuto dalla banda, ma viene fermato ad un posto di blocco da una pattuglia di Carabinieri. Il membro della banda dev'essere portato in centrale per accertamenti, avendo gli agenti scoperto la valigetta, ma si accorge ben presto che questi lo stanno conducendo in un luogo isolato, capendo che non si tratta di veri Carabinieri quando uno di questi gli punta un mitra alla schiena. Fatto ciò, i finti agenti lo trucidano senza pietà. La stessa sera Schei, tornato a casa, è in compagnia della fidanzata ed, affacciandosi alla finestra dopo che qualcuno ha suonato il campanello, viene raggiunto da colpi di arma da fuoco cadendo a terra senza vita.

Il Toso, venuto a conoscenza delle notizie sulla sua banda, sembra notevolmente scosso, ma la morte bussa ancora alla sua porta: Morena, in viaggio per andare a trovarlo, muore in quello che sembra un tragico incidente stradale. La difficile situazione esterna accresce la necessità del boss di evadere dal carcere: il Toso, studiando l'architettura della prigione (costruita proprio nel XVIII secolo), ha capito che questa è caratterizzata da una fitta rete di canali che conducono al sistema fognario, le cui acque vengono scaricate all'esterno. Resta da individuare quale dei canali (che sono stati murati per non consentire fughe), comunichi direttamente con l'ala dell'edificio in cui si trova il Toso, compito che il boss affida a due complici coi quali discute della cosa durante le visite dei parenti. Quando i due lo individueranno ed avranno finito di scavare il percorso, lo segnaleranno al Toso facendogli pervenire un pacchetto di sigarette: in quel giorno, il Toso ed il terrorista evaderanno durante l'ora d'aria.
6 dicembre: con un'incredibile operazione, quasi inedita nella storia criminale italiana, il Toso ed il terrorista riescono ad evadere dal carcere di Fossombrone. Ricci e colleghi, appresa la notizia, sono increduli, e rispondono istituendo posti di blocco in tutto il nord Italia, sorvegliando costantemente anche la famiglia del Toso, convinti che, presto o tardi, il boss si tradirà in qualche modo.
Pur essendo latitante, il ritorno del Toso ha effetti benefici per la banda, i cui traffici riprendono a pieno ritmo. Il boss, tuttavia, vuole recuperare parte dei soldi persi con l'omicidio del Moro e decide di rifarsi sequestrando con uno stratagemma un ricco imprenditore del luogo, Roberto Bernini. Il piano del boss prevede che nessuno si faccia male: l'imprenditore aprirà alla banda il suo caveau e consegnerà al Toso i soldi, in cambio la sua vita e quella dei familiari (anch'essi sequestrati) sarà al sicuro. Ma Bernini, sfruttando una disattenzione di Tavoletta, che lo tiene sotto tiro con una pistola, sottrae l'arma al membro della banda sparandogli. Ciò scatena la reazione del Doge che scarica più colpi di arma da fuoco sull'imprenditore. Per la prima volta i piani del Toso non sono andati come previsto e la banda è costretta a darsi alla fuga. Tavoletta è gravemente ferito, ma non può essere portato in ospedale, correndo il rischio di essere riconosciuto ed arrestato; così il Toso lo fa imbarcare su un volo diretto a Bogotà dove, dopo un estenuante viaggio di 11 ore, Tavoletta viene preso in consegna dalla corrotta polizia colombiana che, accordatasi col Toso, lo farà curare.
La banda è ancora alla ricerca degli assassini di Schei e del Moro: il Doge è convinto si tratti dei fratelli Giudecchini, una volta scagnozzi di Arsenale e, dopo la morte del boss, passati alle dipendenze del Toso, ma mai veramente riconoscenti nei confronti della banda. Convinzioni che diventano certezze quando si sparge la voce che i fratelli si riforniscono da canali diversi da quelli della Banda e spacciano droga per conto loro a Venezia. Il Toso, allora, fingendo di organizzare un colpo, li fa chiamare per proporre loro di parteciparvi, e dopo aver scoperto le sue carte, li fa uccidere da Bepi e dal Doge.

1992

Il maxi processo istruito da Arosio per condannare il Toso sta giungendo alle fasi decisive. Attesissima è la deposizione del super testimone dell'accusa, Roberto Bernini, che è incredibilmente sopravvissuto all'agguato nei suoi confronti. L'Italia, nel frattempo, è sconvolta dagli attentati di matrice mafiosa che si susseguono a Palermo; fresca è la notizia della strage di via D'Amelio, in cui ha perso la vita il famoso magistrato Paolo Borsellino. Trionfera comunica a Ricci ed Arosio il suo imminente trasferimento nel capoluogo siciliano, chiedendo al giovane ispettore di seguirlo. Ricci è allettato dalla proposta, ma dopo essere venuto a contatto con i membri della banda (tranne il Toso) che si prendono gioco di lui in un bar, è sempre più determinato a catturare definitivamente il boss, ancora latitante. Decide, dunque, di rimanere a Venezia.
L'avvocato del Toso consiglia al boss di lasciare definitivamente l'Italia, in quanto una sua cattura lo esporrebbe al nuovo regime detentivo previsto per i condannati al reato di associazione mafiosa, il 41-bis, il cosiddetto "carcere duro". Il boss si convince che è ora di cambiare aria e decide di partire per la Croazia, Paese in cui ha importanti conoscenze ed in cui sarebbe definitivamente al sicuro. Comunica la sua decisione alla madre, chiedendole di partire con lui ed il figlio Paolo: la donna, però, decide di non seguire il figlio. Fingendosi un ricco ingegnere, il Toso acquista un lussuosissimo Yacht col quale può raggiungere la sua nuova destinazione, pagandolo 600 milioni di lire in contanti. Nonostante la falsa identità utilizzata dal boss, l'operazione insospettisce Ricci, che è ancora convinto di poterlo incastrare; le speranze dell'ispettore sembrano essere frustrate da Del Monaco, che, sicuro del fatto che il Toso abbia già lasciato l'Italia, fa presente al collega l'impossibilità di acciuffare il criminale fuori dal territorio italiano, dove i due non hanno alcuna giurisdizione per arrestarlo.
Contrariamente alle previsioni, il Toso, in compagnia del figlio e di Giulia (la sorella di Morena), è in viaggio verso Capri. Il boss, giunto sull'isola, durante il giorno gioca con il figlio Paolo, col quale vuole ricostruire un rapporto mai nato a causa delle sue mancanze: organizza con lui una corsa lungo il molo dove ha attraccato la sua imbarcazione, ma, forse, sospettando qualcosa, non sembra totalmente sereno. Giunto nei pressi del suo Yacht, si trova di fronte Ricci e girandosi, si accorge di essere braccato dall'altro lato anche da Del Monaco. Il Toso capisce che la sua corsa è finita, e viene arrestato dai due. Il boss chiede all'ispettore come abbia fatto a scoprirlo e Ricci gli rivela che solo la sua imbarcazione, tra le tante in mare, portava il nome della madre del Toso: grazie a ciò l'ha potuto individuare. L'arrivo delle macchine della Polizia fa insospettire anche Giulia, intenta a fare compere nel centro della città e fa accorrere in zona un grande numero di curiosi. Il Toso ostenta la solita sicurezza, ma è consapevole di essere giunto al capolinea. Mentre il boss continua a ripetere "non è niente" al figlio, che lo guarda sbalordito, Ricci gli chiede se ne valeva veramente la pena, facendolo salire in macchina.



Fonte: Wikipedia

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