domenica 31 gennaio 2016

ANTONIO VACCA "CHIEDETE ALLE DONNE DI BENEVENTO SE SONO UOMO"


Antonio Vacca - "Chiedete alle donne di Benevento se sono uomo" by Film e Video Gratuiti


Antonio Vacca, calciatore del Foggia, al termine della partita con il Benevento si rivolge a muso duro ai cronisti: "Sei di Benevento? Con te non parlo, esci fuori" dice. 
Poi l'affondo finale: "Chiedi alle donne di Benevento se sono un uomo o no"


Vacca, conferenza stampa show dopo Foggia-Benevento - Lega Pro

antonio-vacca-conferenza-stampa-foggia-benevento-lega-proUna conferenza stampa destinata a rimanere a lungo nella memoria di appassionati e addetti ai lavori. Antonio Vacca, centrocampista napoletano classe 1990, da poco accasatosi al Foggia (Lega Pro, girone C) e con lunghi trascorsi a Benevento, ha deciso di dare spettacolo nel post partita del match fra i rossoneri e i sanniti, conclusosi con il punteggio di uno a uno.

Vacca, che con l'ambiente beneventano non si è certo lasciato bene, aveva già aggiunto pepe alla contesa con alcune dichiarazioni alla vigilia. E nel dopogara, in sala stampa, ha fatto sfoggio di tutta la propria... abilità dialettica. Quando un cronista di Benevento gli ha chiesto atto di un brutto gesto indirizzato ai suoi ex tifosi prima di uscire dal campo, il calciatore in un primo momento ha rifiutato di rispondere ("Sei di Benevento? A te non rispondo, devi uscire fuori"). Di fronte all'insistenza del giornalista, Vacca ha negato l'accaduto ("Nessun gesto, fatti una visita agli occhi"). A quel punto il cronista beneventano ha perduto l'aplomb: "Se sei un uomo assumiti le tue responsabilità", ha replicato a Vacca, che senza perdere la calma lo ha esortato a verificare quanto affermato presso le signore della sua città, come si può vedere nel video.

Un siparietto forse divertente, non proprio edificante, di certo non banale. Ai microfoni dei media locali, Vacca poi ha ammesso di aver voluto prendere in giro i propri ex sostenitori: "Mi piace prendere per il c. la gente, come abbiamo preso per il c. il Bevevento in campo con il nostro gioco".

CATERINA BALIVO SENZA MUTANDINE A DETTO FATTO



Caterina Balivo caduta a Detto Fatto 

by NonSoloVideo




Una Caterina Balivo senza veli a “Detto Fatto”, programma di Rai 2. All’interno del tg satirico Striscia la Notizia, “I Nuovi Mostri”, la showgirl ha messo in scena una finta rapina in uffico postale. La lotta, però, è stata più cruenta del previsto e la Balivo è caduta rovinosamente a terra, non riuscendo a nascondere le sue “grazie”.

 

La scena non è sfuggita a “Striscia la Notizia” e Michelle Hunziker ha commentato il video dicendo: “Le hanno rubato tutto, anche le mutande. Vedete, le hanno dovuto mettere il bollo”.

giovedì 21 gennaio 2016

FACCIA D'ANGELO


Faccia d'angelo 

by NonSoloVideo




Faccia d'angelo è una miniserie televisiva in due puntate del 2012, diretta da Andrea Porporati.


Nebbia. Piccole case, centri urbani un po’ sempre uguali, adagiati sul corso del fiume; un tessuto urbano tranquillo e placido, una vita che scorre forse monotona nella campagna veneta, nel profondo nord-est, fra Venezia e Padova: terra di gente che lavora, che produce; una terra che proprio negli anni di cui raccontiamo stava preparandosi a diventare da acquitrino maledetto, luogo di emigrazione, di fuga, di povertà a terra di benessere, di azienda e piccola impresa. Ed è proprio in queste zone che, fra il 1980 e il 1990, imperversa una delle più sanguinarie bande criminali d’Italia, la Mala del Brenta del Toso, noto anche come "Faccia d’Angelo".

Episodio 1

1985

14 novembre: un gruppo di criminali armato ed a volto coperto fa irruzione nell'aeroporto Marco Polo di Venezia, sottraendo 300 Kg di oro destinati alla Germania, attuando quello che a tutti gli effetti è un colpo perfetto. La mattina seguente, il giovane ispettore di polizia Bruno Ricci, appena trasferito da Caserta, arriva a Venezia e fa subito la conoscenza dei suoi nuovi colleghi: l'ispettore Del Monaco, il commissario Trionfera, e il dottor Arosio, il Pubblico Ministero. Questi lo portano immediatamente con loro sul luogo del colpo ed, interrogando i testimoni, sono assolutamente certi che l'operazione sia stata eseguita dal Toso e la sua banda, ricercata da anni. Arosio si rende conto che per incastrare l'organizzazione sia necessario partire dai suoi inizi ricostruendone la storia e Ricci raccoglie dagli archivi tutti i casi relativi alle province limitrofe che possano in qualche modo collegarsi alla banda, per trovare qualche indizio che incrimini il Toso ed i suoi.

 

1974

Riviera del Brenta: il Toso è un giovane di umili origini che, assieme ai suoi amici, si diletta in piccoli furti di salumi e formaggi lavorando per lo zio, che rivende le refurtive ricavandone somme di denaro di poco conto da suddividere coi ragazzi. Il giovane ha le idee chiare per quanto riguarda il suo futuro e punta in alto. L'occasione per alzare il tiro gli viene offerta quando una ricca famiglia del luogo (la famiglia Carbon), fa installare delle costose telecamere di sorveglianza per controllare la propria villa: il Toso vuole sequestrare la signora Carbon per chiederne il riscatto. Propone quindi agli amici di partecipare al colpo: Tavoletta (così chiamato per la sua grande abilità nel guidare automobili) sarà alla guida del furgone che i ragazzi utilizzeranno, Bepi si occuperà di cambiare la targa allo stesso, affinché non siano riconosciuti, mentre il Moro e Schei, i più corpulenti del gruppo, provvederanno ad immobilizzare e rapire la donna. Solo il Doge, il restante membro della compagnia, sembra avere qualche dubbio sull'operazione, ma, spinto dagli amici, si convince a partecipare.

Il piano architettato dal Toso funziona alla perfezione: il ragazzo dissemina la strada adiacente alla villa (in un punto morto per le telecamere) di carne; in questo modo il piccolo cane dei Carbon, Charlie, attratto dal cibo, riesce a passare tra le sbarre del cancello e ad uscire in strada. La signora Carbon, vedendo la scena dall'interno e preoccupata per l'animale, corre anch'ella sulla strada, dove il Moro e Schei la sorprendono imbavagliandola e portandola nel furgone, che come previsto parte a tutto spiano. 

Essendo la banda inesperta nella gestione dei rapimenti, il Toso si era precedentemente accordato con un nomade proprietario di giostre, al quale affida la donna in cambio di una lauta somma di denaro. È il primo di una lunga serie di sequestri e rapine che, nel giro di pochi anni, portano il Toso ed i suoi amici ad essere conosciuti ed ad arricchirsi enormemente.

1979

La banda comincia a frequentare assiduamente le bische clandestine della zona. Il Toso sembra molto interessato a questo business e la sua attenzione non sfugge ad un potente boss, conosciuto come "Arsenale", insospettito dalla continua presenza in una delle sue bische del Toso e dei suoi uomini, che osservano le giocate dei clienti senza mai puntare. Ricevuto dal boss, che controlla lo spaccio di droga ed il business del gioco d'azzardo nelle zone di Padova e Venezia, il Toso gli propone di aprire una bisca a Padova gestita dalla sua banda, con la promessa di riconoscere ad Arsenale il 50% dei ricavi. Quest'ultimo teme che il Toso voglia ingannarlo, ma il giovane gli fa notare che uno dei suoi croupier bara sistematicamente quando alcuni clienti puntano grosse cifre, facendoli vincere. L'osservazione del Toso è, in realtà, completamente inventata, ed è volta a far sì che Arsenale possa fidarsi di lui. Ancora una volta, la strategia del Toso si rivela vincente, ed Arsenale accetta l'offerta del giovane.


 

1981

10 febbraio: il Toso ha sposato una delle tante ragazze conosciute negli anni, Grazia, e dalla stessa ha avuto un figlio, Paolo, che si appresta a far battezzare. Alla cerimonia sono presenti "vecchi e nuovi amici" della banda: oltre ad Arsenale è invitato anche un esponente del clan mafioso di Cosa Nostra, proveniente da Milano, un non precisato individuo che viene definito "il Siciliano". Il Toso si rivolge proprio a quest'ultimo, chiedendogli il permesso di espandere il proprio controllo sul business delle bische clandestine alla zona del Lido di Venezia, incontrando però la dura opposizione di Arsenale, col quale iniziano ad emergere piccoli dissapori.

Dopo la cerimonia, il Toso comunica a Grazia che non è adatto a fare il padre di famiglia e lascia la donna assieme al figlio in una lussuosissima villa, tranquillizzando la moglie sul fatto che al piccolo non mancherà nulla nel corso degli anni. L'uomo è totalmente concentrato sul costruire un impero criminale e, contravvenendo agli ordini di Arsenale, indaga nelle bische del boss sui guadagni dei cambisti che lavorano per Arsenale stesso, scoprendo che il loro ricavo complessivo annuale corrisponde ad una cifra altissima: 20 miliardi di lire. Il Toso, alla presenza di Arsenale, chiede al Siciliano di poter prendere il posto dei suddetti cambisti, promettendo un aumento del guadagno finale e la solita divisione a metà dei proventi, sottolineando la certezza di sicuri benefici per tutti. Arsenale, infuriato per la mancanza di rispetto del Toso, chiede che lo stesso venga ucciso, ma il Siciliano si schiera a favore dell'emergente boss approvando la sua proposta.

Il Toso e la sua banda controllano ormai gran parte delle bische clandestine del nord-est italiano ed iniziano una collaborazione con il Siciliano anche per quello che riguarda lo spaccio di stupefacenti. Il mafioso, tuttavia, fa notare al Toso che qualcuno a Venezia sta spacciando della cocaina proveniente da un canale diverso dal suo e lo mette alla prova, chiedendogli di scoprire di chi si tratti e di risolvere la situazione. Quando i suoi uomini lo informano che si tratta di Arsenale, il Toso ha l'occasione di dimostrare al Siciliano la sua fermezza: assieme al Doge ed al Moro, fa irruzione nella villa del boss e lo uccide senza lasciargli scampo. È il primo omicidio commesso dalla banda del Toso.

1986

Il Toso si è innamorato di Morena, una ragazza che ha conosciuto in discoteca e che ha conquistato dopo non pochi tentativi andati a vuoto. Nel frattempo, Grazia viene trovata senza vita nel giardino della sua villa e, nonostante la scena suggerisca si sia trattato di un incidente, la Polizia sospetta che la morte della donna possa essere una vendetta nei confronti del Toso. Mentre Ricci e Del Monaco sono sul posto, la madre del Toso, accompagnata da Tavoletta e Bepi, giunge alla villa per prendere con sé il piccolo Paolo. Ricci intuisce che la donna sta portando il bambino dal padre e si mette all'inseguimento del fuoristrada guidato da Tavoletta che, accortosi di essere pedinato dall'ispettore, devia verso una strada sterrata in cui la macchina guidata da Ricci si incaglia e gli ispettori vengono seminati. Una volta giunto dal Toso, tuttavia, Paolo si rifiuta di abbracciarlo e resta con la nonna, palesando le evidenti mancanze del padre nei suoi confronti.

Ricci non si dà per vinto ed il giorno seguente si reca nel centro della cittadina per fare qualche domanda alla madre del Toso che, seppure preoccupata per la vita del figlio, si rifiuta di collaborare con la giustizia e lo copre sistematicamente. Il giovane ispettore si accorge che la popolazione è ostile nei suoi confronti ed è schierata dalla parte della donna. Tornato in centrale, Arosio fa notare a lui ed ai colleghi che la banda del Toso è caratterizzata dalle peculiarità tipiche delle organizzazioni di stampo mafioso, e che è inutile cercare indizi nei singoli reati commessi; bisogna allargare la visione ed incastrare il Toso accusandolo di associazione mafiosa. Ciò è vantaggioso per le stesse autorità, che possono indagare con strumenti più potenti ed elastici, quali le intercettazioni ambientali ed il controllo dei conti correnti bancari; una conversazione tra il Toso e la madre viene infatti immediatamente registrata.


Episodio 2

1987

Modena, 15 aprile: il Toso, assieme a Morena, diventata ufficialmente la sua compagna, partecipa ad una cena di affari assieme a Schei ed al Moro, nella quale i compari parlano della possibilità di espandere il loro dominio nella città in cui si trovano, ricca ma ancora "libera" dal controllo di organizzazioni criminali. Nel bel mezzo della serata, però, Ricci ed i suoi uomini fanno irruzione nel ristorante arrestando il Toso e gli amici. Anche una disperata Morena viene tratta in arresto, ma il boss la rassicura, dicendole di non preoccuparsi.
Il Toso viene condotto nel carcere di massima sicurezza di Fossombrone, mentre Morena, che è incensurata, viene rilasciata poche ore dopo. Ricci apprende dai giornali che anche i complici del Toso saranno presto scarcerati, in quanto le accuse pendenti su di loro sono di poco conto. L'ispettore comunque è convinto che senza il Toso la banda avrà grosse difficoltà nel gestire gli affari. La previsione di Ricci non sembra tuttavia avverarsi: Schei mette subito le cose in chiaro, annunciando alla banda che in assenza del Toso il capo sarà lui e che gli affari proseguiranno regolarmente.

1988

Il Toso è in carcere ed ha chiesto alla direzione la possibilità di conseguire una laurea in architettura. Per questo passa molte ore della sua giornata in biblioteca a studiare, ponendo particolare attenzione sull'architettura del XVIII secolo. Un altro detenuto lo osserva e durante l'ora d'aria, capendo che la reale intenzione del Toso è quella di evadere dalla prigione, lo avvicina offrendosi di aiutarlo nel suo piano. Il boss, sebbene diviso nelle ideologie dall'altro detenuto, un terrorista dell'estrema sinistra, alla fine decide di accettare la proposta, coinvolgendo l'uomo nell'operazione.
Schei ed il Moro si incontrano, scambiandosi una valigetta contenente un'importante somma di denaro utile per la famiglia del Toso. Il Moro è incaricato di nasconderla in un luogo conosciuto dalla banda, ma viene fermato ad un posto di blocco da una pattuglia di Carabinieri. Il membro della banda dev'essere portato in centrale per accertamenti, avendo gli agenti scoperto la valigetta, ma si accorge ben presto che questi lo stanno conducendo in un luogo isolato, capendo che non si tratta di veri Carabinieri quando uno di questi gli punta un mitra alla schiena. Fatto ciò, i finti agenti lo trucidano senza pietà. La stessa sera Schei, tornato a casa, è in compagnia della fidanzata ed, affacciandosi alla finestra dopo che qualcuno ha suonato il campanello, viene raggiunto da colpi di arma da fuoco cadendo a terra senza vita.

Il Toso, venuto a conoscenza delle notizie sulla sua banda, sembra notevolmente scosso, ma la morte bussa ancora alla sua porta: Morena, in viaggio per andare a trovarlo, muore in quello che sembra un tragico incidente stradale. La difficile situazione esterna accresce la necessità del boss di evadere dal carcere: il Toso, studiando l'architettura della prigione (costruita proprio nel XVIII secolo), ha capito che questa è caratterizzata da una fitta rete di canali che conducono al sistema fognario, le cui acque vengono scaricate all'esterno. Resta da individuare quale dei canali (che sono stati murati per non consentire fughe), comunichi direttamente con l'ala dell'edificio in cui si trova il Toso, compito che il boss affida a due complici coi quali discute della cosa durante le visite dei parenti. Quando i due lo individueranno ed avranno finito di scavare il percorso, lo segnaleranno al Toso facendogli pervenire un pacchetto di sigarette: in quel giorno, il Toso ed il terrorista evaderanno durante l'ora d'aria.
6 dicembre: con un'incredibile operazione, quasi inedita nella storia criminale italiana, il Toso ed il terrorista riescono ad evadere dal carcere di Fossombrone. Ricci e colleghi, appresa la notizia, sono increduli, e rispondono istituendo posti di blocco in tutto il nord Italia, sorvegliando costantemente anche la famiglia del Toso, convinti che, presto o tardi, il boss si tradirà in qualche modo.
Pur essendo latitante, il ritorno del Toso ha effetti benefici per la banda, i cui traffici riprendono a pieno ritmo. Il boss, tuttavia, vuole recuperare parte dei soldi persi con l'omicidio del Moro e decide di rifarsi sequestrando con uno stratagemma un ricco imprenditore del luogo, Roberto Bernini. Il piano del boss prevede che nessuno si faccia male: l'imprenditore aprirà alla banda il suo caveau e consegnerà al Toso i soldi, in cambio la sua vita e quella dei familiari (anch'essi sequestrati) sarà al sicuro. Ma Bernini, sfruttando una disattenzione di Tavoletta, che lo tiene sotto tiro con una pistola, sottrae l'arma al membro della banda sparandogli. Ciò scatena la reazione del Doge che scarica più colpi di arma da fuoco sull'imprenditore. Per la prima volta i piani del Toso non sono andati come previsto e la banda è costretta a darsi alla fuga. Tavoletta è gravemente ferito, ma non può essere portato in ospedale, correndo il rischio di essere riconosciuto ed arrestato; così il Toso lo fa imbarcare su un volo diretto a Bogotà dove, dopo un estenuante viaggio di 11 ore, Tavoletta viene preso in consegna dalla corrotta polizia colombiana che, accordatasi col Toso, lo farà curare.
La banda è ancora alla ricerca degli assassini di Schei e del Moro: il Doge è convinto si tratti dei fratelli Giudecchini, una volta scagnozzi di Arsenale e, dopo la morte del boss, passati alle dipendenze del Toso, ma mai veramente riconoscenti nei confronti della banda. Convinzioni che diventano certezze quando si sparge la voce che i fratelli si riforniscono da canali diversi da quelli della Banda e spacciano droga per conto loro a Venezia. Il Toso, allora, fingendo di organizzare un colpo, li fa chiamare per proporre loro di parteciparvi, e dopo aver scoperto le sue carte, li fa uccidere da Bepi e dal Doge.

1992

Il maxi processo istruito da Arosio per condannare il Toso sta giungendo alle fasi decisive. Attesissima è la deposizione del super testimone dell'accusa, Roberto Bernini, che è incredibilmente sopravvissuto all'agguato nei suoi confronti. L'Italia, nel frattempo, è sconvolta dagli attentati di matrice mafiosa che si susseguono a Palermo; fresca è la notizia della strage di via D'Amelio, in cui ha perso la vita il famoso magistrato Paolo Borsellino. Trionfera comunica a Ricci ed Arosio il suo imminente trasferimento nel capoluogo siciliano, chiedendo al giovane ispettore di seguirlo. Ricci è allettato dalla proposta, ma dopo essere venuto a contatto con i membri della banda (tranne il Toso) che si prendono gioco di lui in un bar, è sempre più determinato a catturare definitivamente il boss, ancora latitante. Decide, dunque, di rimanere a Venezia.
L'avvocato del Toso consiglia al boss di lasciare definitivamente l'Italia, in quanto una sua cattura lo esporrebbe al nuovo regime detentivo previsto per i condannati al reato di associazione mafiosa, il 41-bis, il cosiddetto "carcere duro". Il boss si convince che è ora di cambiare aria e decide di partire per la Croazia, Paese in cui ha importanti conoscenze ed in cui sarebbe definitivamente al sicuro. Comunica la sua decisione alla madre, chiedendole di partire con lui ed il figlio Paolo: la donna, però, decide di non seguire il figlio. Fingendosi un ricco ingegnere, il Toso acquista un lussuosissimo Yacht col quale può raggiungere la sua nuova destinazione, pagandolo 600 milioni di lire in contanti. Nonostante la falsa identità utilizzata dal boss, l'operazione insospettisce Ricci, che è ancora convinto di poterlo incastrare; le speranze dell'ispettore sembrano essere frustrate da Del Monaco, che, sicuro del fatto che il Toso abbia già lasciato l'Italia, fa presente al collega l'impossibilità di acciuffare il criminale fuori dal territorio italiano, dove i due non hanno alcuna giurisdizione per arrestarlo.
Contrariamente alle previsioni, il Toso, in compagnia del figlio e di Giulia (la sorella di Morena), è in viaggio verso Capri. Il boss, giunto sull'isola, durante il giorno gioca con il figlio Paolo, col quale vuole ricostruire un rapporto mai nato a causa delle sue mancanze: organizza con lui una corsa lungo il molo dove ha attraccato la sua imbarcazione, ma, forse, sospettando qualcosa, non sembra totalmente sereno. Giunto nei pressi del suo Yacht, si trova di fronte Ricci e girandosi, si accorge di essere braccato dall'altro lato anche da Del Monaco. Il Toso capisce che la sua corsa è finita, e viene arrestato dai due. Il boss chiede all'ispettore come abbia fatto a scoprirlo e Ricci gli rivela che solo la sua imbarcazione, tra le tante in mare, portava il nome della madre del Toso: grazie a ciò l'ha potuto individuare. L'arrivo delle macchine della Polizia fa insospettire anche Giulia, intenta a fare compere nel centro della città e fa accorrere in zona un grande numero di curiosi. Il Toso ostenta la solita sicurezza, ma è consapevole di essere giunto al capolinea. Mentre il boss continua a ripetere "non è niente" al figlio, che lo guarda sbalordito, Ricci gli chiede se ne valeva veramente la pena, facendolo salire in macchina.



Fonte: Wikipedia

martedì 19 gennaio 2016

COSA PENSANO I SICILIANI DELL' ISIS: "CI VOLUNU I BUMMI"


Cosa pensano i siciliani dell'ISIS by Film e Video Gratuiti



Dopo l’approdo al grande schermo con La banda dei supereroi, il giovane youtuber catanese famoso per le sue divertenti parodie colpisce ancora nel segno. Questa volta è il tema scottante dell’Isis che Davidekyo affronta con la sua acuta ironia registrando i pareri di persone comuni nelle vie del centro di Catania. Il sottotitolo “ci volunu i bummi” racchiude in una frase il sentimento misto di paura, rabbia, xenofobia strisciante, violenza come arma di difesa. La parodia dei terroristi si aggiunge al già denso video che lancia una provocazione profonda che ha acceso il web. Tra commenti che inneggiano alla chiusura delle frontiere, bombardamenti a tappetto e altri indignati per un’ignoranza e generalizzazione dilagante il video registra intanto le oltre 18 mila visualizzazioni. Segnale che ancora una volta Davidekyo ha toccato i tasti sensibili dell’opinione pubblica.

domenica 17 gennaio 2016

CHECCO ZALONE - I JUVENTINI


Checco Zalone - I juventini by Zelig by Film e Video Gratuiti



E' Domenica e quanto vorrei,
che sarebbe di già lunedì,
com'è triste la vita se sei in Serie B

La parabola non servirà,
la Gazzetta non compro da un pò,
dentro al bar mo che torno sarà,
tutto un sfottò

Ma la cosa più atroce,
è che viene a mangiare lo zio,
ora che non c'ha più l'aria trista,
dell'uomo interista,
e me pija pe' culo isso a me

I Juventini siamo piccoli eroi,
gli unici martiri i capi spiatoi,
perché siete gelosi,
siete gente invidiosi,
di una squadra gloriosi,
come noi

I Juventini non ammollano mai,
pure che stiamo pieni pieni di guai,
noi sappiamo aspettare,
di tornare a sognare,
forza Vecchia Signora,
dacci tanti trofei

Oggi porto mio figlio alla scuola,
che ci devo cambiare sezione,
non è giusto che tu resti lì,
in Primo B

E le analisi no non le ritiro,
che col culo che io mi ritrovo,
il mio sangue ne sono sicuro,
è B Negativo

E ho stracciato dal muro quel poster,
di Brigitte Bardot la mia amata BB,
alla targa di Biella,
alla macchina mia,
c'ho rimasta soltanto la I

I Juventini siamo piccoli eroi,
gli unici martiri i capi spiatoi,
perché siete gelosi,
siete gente invidiosi,
di una squadra gloriosi,
come noi

I Juventini non ammollano mai,
pure che stiamo pieni pieni di guai,
noi sappiamo aspettare,
di tornare a sognare,
di tornare a rubare,
il cuore dei Fansi

CHECCO ZALONE, UOMO DICHIARATAMENTE DI DESTRA


Checco Zalone, uomo dichiaratamente di destra by Film e Video Gratuiti




Checco Zalone quando ha preso coscienza di essere un uomo di destra? 

In questo divertentissimo video vediamo la sua partecipazione al programma "di nicchia" di Maurizio Crozza.

NIPOTINA INGLESE E NONNA SICILIANA UN DIALOGO SPASSOSO


Nipotina inglese e nonna siciliana un dialogo spassoso by Film e Video Gratuiti



E’ diventato virale il video che vede una simpatica bisnonna siciliana parlare con la nipotina Leah, una piccola bambina inglese di due anni. Nonostante le evidenti difficoltà linguiste la bisnonna sta al gioco e si lascia andare ad un dialogo alquanto comico e buffo, fatto di assonanze e gesti, con la nipotina che finisce per imitare i suoi “modi di fare”. Il video caricato su Youtube ha fatto registrare oltre un milione e mezzo di visualizzazioni. 


Fonte: Mondo Palermo

ATTACCO ALLO STATO


Attacco allo stato - parte 1/2 by Film e Video Gratuiti



La fiction narra alcune vicende relative alle Nuove Brigate Rosse, sebbene i protagonisti siano personaggi di fantasia come precisato dallo stesso attore protagonista Raoul Bova.

Prima puntata

Roma, 1999. Il docente universitario Massimo D'Antona, da poco consulente giuridico del ministero del Lavoro, viene sorvegliato ventiquattrore al giorno da un gruppo bene addestrato, che si rivelerà essere una nuova formazione delle Brigate Rosse. Lo scopo della sorveglianza è commettere un attentato politico, che avviene in via Salaria, la mattina del 19 maggio 1999.Sul caso indaga Diego Marra, vicequestore della Digos, con l'aiuto della sua squadra e del suo braccio destro, Spano, vera e propria memoria storica del terrorismo.

L'omicidio viene rivendicato poche ore dopo dalle "Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente", che spediscono ai giornali una risoluzione strategica di 28 pagine. In questo documento D'Antona viene descritto come un "esponente di spicco dell'equilibrio politico dominante", al servizio della "borghesia imperialista".
Il gruppo, capeggiato da Lidia Montero, è costituito da persone all'apparenza normali, insospettabili, che hanno però una doppia vita (Maurizio, Pietro, Carla, Silvio, Sandra).
Marra è convinto che il gruppo terroristico sia collegato ai brigatisti protagonisti della scena negli anni settanta. Dopo approfondite ricerche, gli inquirenti arguiscono che potrebbe trattarsi di vecchi Nuclei Comunisti Combattenti, raccordi che ora si sono sostituiti ai loro "maestri".
Tramite la testimonianza di un ragazzo che ha visto uno degli assassini riescono a risalire alla scheda telefonica utilizzata per la rivendicazione, e tramite nuove tecniche e tecnologie riescono a risalire alla vita della scheda stessa. L'analisi dei video delle telecamere di sicurezza della banca si rivelano invece infruttuose.
Nel frattempo i brigatisti, che hanno individuato Marco Biagi come il successivo obbiettivo, compiono delle rapine per finanziare l'azione successiva.

Seconda puntata

Per mettere a tacere la stampa, dal ministero viene diramata la falsa notizia che gli inquirenti sono ad un passo dalla cattura dei colpevoli dell'omicidio D'Antona, cosa che mette in seria difficoltà la squadra della Digos, che puntava sull'effetto sorpresa per colpire gli attentatori.
Marra deve incassare un altro duro colpo: il sospetto brigatista arrestato non viene riconosciuto dal testimone durante un confronto all'americana.
Frattanto cominciano i problemi per Marco Biagi, cui viene tolta la scorta. Nonostante egli riceva telefonate notturne anonime e sia una delle persone concretamente più in pericolo, egli rientra nella riduzione delle scorte pari al 30%, una decisione presa dal ministro per via del clima politico creatosi dopo gli Attentati dell'11 settembre 2001. La sera del 19 marzo 2002 Marco Biagi viene assassinato davanti alla propria abitazione. Il calibro della pistola è lo stesso utilizzato per il delitto D'Antona. Anche questa volta l'omicidio viene rivendicato dalla Brigate Rosse, che trasmettono via mail ad un giornale un documento politico.
La moglie del giurista rifiuta i funerali di Stato: "Lo Stato non c'era prima, e non lo voglio neanche adesso".
Marra, che è stato affiancato dal vice questore Ruggeri, decide di seguire nuovamente la pista delle schede, che porta all'individuazione di una donna.
Il 2 marzo 2003 Lidia e Maurizio stanno recandosi in treno ad Arezzo quando vengono fermati da tre poliziotti durante un controllo. Maurizio uccide il capopattuglia Petri e viene a sua volta colpito a morte, Lidia viene arrestata. Sul suo palmare Marra trova un documento di accusa ad un componente del gruppo.
Incrociando i dati delle schede riescono a risalire a tutte le chiamate fatte, individuando diversi componenti del gruppo.
In seguito ad una fuga di notizie ai giornali la Digos è costretta ad anticipare i fermi, lasciandosi sfuggire un paio di brigatisti.
Marla capisce che Carla è l'anello debole, e riesce a strapparle la password per accedere al computer. Trovano così la pianificazione del nuovo obbiettivo: un sindacalista, che viene salvato all'ultimo momento.
Addosso ad uno dei brigatisti viene trovato un ritaglio di giornale con un annuncio per uno scantinato in affitto, dove trovano e arrestano anche l'ultimo brigatista.


martedì 12 gennaio 2016

DISCORSO DEL DUCE IN GERMANIA


Discorso del Duce in Germania by Film e Video Gratuiti




Nel 1936 la Germania e l'Italia avevano firmato un patto d'alleanza militare, formando così il cosiddetto Asse Roma-Berlino. Questo filmato mostra la visita ufficiale che il dittatore fascista Benito Mussolini fece in Germania nel settembre del 1937. Mussolini incontrò Hitler a Monaco e i due leader si recarono poi insieme in diverse altre località della Germania. Durante questa visita, Mussolini partecipò a una parata militare a Berlino, la capitale tedesca. Nonostante entrambi i dittatori dichiarassero di desiderare la pace, la Germania avrebbe scatenato la Seconda Guerra Mondiale nel 1939 e l'Italia sarebbe presto entrata in guerra al suo fianco, contro la Francia e la Gran Bretagna.

IL DUCE INAUGURA LA FIAT


Mussolini inaugura la FIAT by Film e Video Gratuiti



Fiat Mirafiori è uno stabilimento industriale della FIAT a Torino. Si trova nel quartiere Mirafiori Sud, che prende nome dall'antico castello di Mirafiori dei Savoia (ormai andato distrutto). Mirafiori è il più grande complesso industriale italiano nonché la fabbrica più antica in Europa ancora in funzione[1]. Occupa una superficie di 2.000.000 di m2. Al suo interno si snodano 20 chilometri di linee ferroviarie e 11 chilometri di strade sotterranee che collegano i vari capannoni. La palazzina degli uffici, che si affaccia su corso Giovanni Agnelli, è un edificio di 5 piani lungo 220 metri, ricoperto di pietra bianca di Finale. La produzione di energia elettrica autoconsumata dello stabilimento è stata di circa 210 GWh/anno nel 2011. Nel suo comprensorio lavorano oggi circa 5.400 operai e nel 2012 vi sono state prodotte circa 41.600 autovetture[2] (l'unica vettura attualmente in produzione è l'Alfa Romeo MiTo). Lo stabilimento fu progettato fin dal 1936 essendosi ormai rivelato insufficiente il precedente stabilimento della Fiat, quello del Lingotto. Venne inaugurato il 15 maggio 1939 in presenza di Mussolini stesso

DISCORSO DEL DUCE A ROMA NEL 1938


Discorso del Duce a Roma nel 1938 by Film e Video Gratuiti




Discorso di Benito Mussolini in occasione del terzo annuale della fondazione dell'impero. Sfilano i militari italiani e la guardia del nuovo regno. Sul palco d'onore Vittorio Emanuele III e la regina Elena di Savoia.

lunedì 11 gennaio 2016

DISCORSO DEL DUCE A IMOLA NEL 1936


Discorso del Duce a Imola nel 1936 by Film e Video Gratuiti


Grande folla è radunata in piazza Maggiore a Imola in occasione del discorso di Mussolini  

Discorso del Duce del fascismo, capo del governo e primo ministro, Benito Mussolini, a Imola, 1936, a conclusione delle due grandi giornate bolognesi


DISCORSO DEL DUCE A FORLI' NEL 1932


Discorso del Duce a Forli nel 1932 by Film e Video Gratuiti



Discorso Di Forlì 


Oggi Forlì ha assolto al suo compito di riconoscenza verso gli eroi che combatterono per la Patria. Ed è giusto che il monumento ai caduti comprenda anche i martiri della rivoluzione Fascista. Qualche volta i ritardatari si domandano con chi oggi sarebbero i caduti della Grande Guerra vittoriosa. Con noi. Perché è questa l’Italia che essi volevano. L’Italia forte, ordinata, potente, tenace nei suoi sforzi e nelle sue fatiche. Ma c’è la prova. Con chi sono i mutilati? Con chi sono i combattenti? Con chi è tutta la generazione che ha sofferto il calvario della guerra? E’ con il Regime, è con la rivoluzione delle camicie nere

INAUGURAZIONE DI FERTILIA 8 MARZO 1936


Inaugurazione di Fertilia 8 marzo 1936 by Film e Video Gratuiti




In Sardegna le città di fondazione sono sostanzialmente tre, sorte per motivi diversi tra di loro:



Arborea, originariamente Mussolinia di Sardegna, fu il centro di una vasta area di bonifica non lontano da Oristano ed una delle prime significative realizzazioni di nuova fondazione. La struttura urbana era a maglie ortogonali. Vi si insediarono quattromila abitanti provenienti da varie parti d'Italia, nel centro abitato, negli insediamenti sparsi e nei centri di servizi sorti nell'area di bonifica (Linnas, Pompongias, Sassu, S'Ungroni, Tanca Marchese, Torrevecchia).


 Fertilia (ed il vicino Villaggio di Giurato) sorse ai margini della bonifica della Nurra, a poca distanza da Alghero, costruito dall'Ente di colonizzazione Ferrarese e fa capo ad un centinaio di case coloniche. Il suo sviluppo fu dovuto comunque al vicino aeroporto.


 Carbonia (e le sue frazioni Bacu Abis e Cortoghiana) invece nacque, nel 1938, come città mineraria, nel Sulcis.

DISCORSO DEL DUCE A CAGLIARI 12 GIUGNO 1935


Discorso del Duce a Cagliari 12 giugno 1935 by Film e Video Gratuiti




Breve filmato che documenta larrivo a Cagliari di Benito Mussolini. Il Duce, arriva da piazza del carmine passando per il largo carlo felice e poi da un palco posizionato nella via Roma, pronuncia un discorso rivolto ad un pubblico composto da civili e militari. 

Discorso che il Duce ha pronunciato tra continue, entusiastiche, irrefrenabili ovazioni a Cagliari, dopo la sfilata della Divisione "Sabauda" partente per l'Africa Orientale.

sabato 9 gennaio 2016

DISCORSO DEL DUCE. INAUGURAZIONE DI LITTORIA


Discorso del Duce. Inaugurazione del comune di Littoria by Film e Video Gratuiti



Discorso del Duce 18 dicembre 1933 per l' inaugurazione del comune di Littoria (oggi Latina)




Oggi è una grande giornata per la rivoluzione delle camicie nere, è una giornata fausta per l’Agro pontino, è una giornata gloriosa nella storia della nazione. Quello che fu invano tentato durante il passato di 25 secoli oggi noi stiamo traducendo in una realtà vivente. Sarebbe questo il momento per essere orgogliosi, no noi siamo soltanto un poco commossi. Coloro che hanno vissuto le grandi e tragiche giornate della guerra vittoriosa, passando davanti ai nomi che ricordano il Grappa, il Carso, l’Isonzo, il Piave, sentivano nel loro cuore tumultuare i vecchi ricordi e le grandi nostalgie. Noi oggi con l’inaugurazione ufficiale del nuovo comune di Littoria, consideriamo compiuta la prima tappa del nostro cammino, abbiamo cioè vinto la nostra prima battaglia. Ma noi, noi siamo fascisti, quindi più che guardare al passato siamo sempre intenti verso il futuro. Finchè tutte le battaglie non siano vinte non si può dire che tutta la guerra sia vittoriosa. Solo quando, accanto alle 500 case oggi costruite ne siano tolte le altre 4.500, quando accanto ai 10 mila abitatori attuali si aggiungeranno i 50 mila che noi ci ripromettiamo di far vivere in quelle che furono le paludi pontine, solo allora potremo lanciare alla nazione il bollettino della vittoria definitiva. Ma noi non saremmo partiti se già sin da questo momento non precisassimo, con la esattezza che è nel nostro costume, con la energia fredda e spietata che è nel nostro temperamento, quelle che saranno le tappe future, e cioè: il 29 ottobre 1933 si inaugureranno le altre 981 case coloniche, il 21 aprile del 1934 si inaugurerà il nuovo comune di Sabaudia. Vi prego di notare queste date: il 28 ottobre del 1935 si inaugurerà il terzo comune di Pontinia. A quell’epoca, per quella data, noi probabilmente avremmo toccato la meta e realizzato tutto il nostro piano di lavoro. Sarà forse opportuno di ricordare che una volta per trovare della terra da lavoro occorreva valicare le Alpi e attraversare l’Oceano. Oggi la terra è qui, a mezz’ora soltanto di distanza dalla capitale. È qui che noi abbiamo conquistato nuove provincie, è qui che abbiamo condotte delle vere e proprie operazioni di guerra. È questa la guerra che noi preferiamo. Ma occorre che tutti ci lascino intenti al nostro lavoro che non si vuole che noi applichiamo in altro campo quella stessa energia, quello stesso metodo. Ora la nuova vita di Littoria comincia, io sono sicuro che i coloni qui giunti saranno contenti di lavorare, anche perché hanno in vista tra 10 o 15 o 20 anni, il possesso definitivo del loro podere. Comunque io dico a questi contadini, a questi rurali che sono particolarmente vicini al mio spirito che essi non devono scoraggiarsi delle difficoltà che possono incontrare, devono guardare a questa torre che è un simbolo della potenza fascista, guardarla in tutti i momenti, perché convergendo a questa torre troveranno sempre un aiuto, un conforto e la giustizia.

DISCORSO DEL DUCE A BARI 1934 (A COLORI)


Discorso del Duce a Bari 1934 (a colori) by Film e Video Gratuiti




Eccezionale documento storico dal cinegiornale originale dell'epoca: discorso del Duce Benito Mussolini contro la Germania nazista. 

 Il 25 luglio 1934 i nazisti austriaci tentarono di rovesciare il governo Dollfuss e penetrarono nella Cancelleria uccidendo il capo del governo.

DICHIARAZIONE DI GUERRA


Discorso del Duce. Dichiarazione di guerra by Film e Video Gratuiti



10 giugno 1940. L'Italia dichiara guerra alla Gran Bretagna e alla Francia

"Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria...l'ora delle decisioni irrevocabili..."


Combattenti di terra, di mare, dell'aria.
Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.
Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania.
Ascoltate!
Un'ora, segnata dal destino, batte nel cielo della nostra patria.
L'ora delle decisioni irrevocabili.
La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano.
Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste parole: frasi, promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue Stati.
La nostra coscienza è assolutamente tranquilla.
Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate.
Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.
Oramai tutto ciò appartiene al passato.
Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione.
È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra.
È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto.
È la lotta tra due secoli e due idee.
Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare nel conflitto altri popoli con essa confinanti per mare o per terra: Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che, secondo le leggi della morale fascista, quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto con la Germania, col suo popolo, con le sue vittoriose Forze Armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re imperatore [la moltitudine prorompe in grandi acclamazioni all'indirizzo di Casa Savoia], che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai.
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti.
Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere!
E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano!
Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!

VINCERE...E VINCEREMO


Vincere... e Vinceremo by Film e Video Gratuiti


Nessuno al mondo è stato capace più di Benito Mussolini a racchiudere il proprio pensiero in poche e semplici parole diventati poi dei veri e propri dogmi per il fascismo. Molti di questi motti hanno caratterizzato cosi il regime fascista tanto da essere scolpiti su edifici pubblici, capannoni agricoli, case private


 

Parte finale della dichiarazione di guerra di Mussolini...


VINCERE... E VINCEREMO!






ULTIMO DISCORSO DEL DUCE A MILANO


Ultimo discorso del Duce a Milano by Film e Video Gratuiti



Mussolini parla al Teatro Lirico di Milano il 16 dicembre del 1944 . 

Da oltre un anno non parla davanti a un vasto auditorio e manca da Milano dal 1936. Sarà l'ultimo discorso pubblico del Duce. Nel suo discorso Mussolini promette una costituente dopo la guerra e persino di affiancare altri partiti al partito unico con funzione di controllo. Esalta la forza e il coraggio di Milano: la città condottiera dove è nato il fascismo, la città che i bombardamenti non hanno ancora piegato. La folla del teatro lirico lo plaude in delirio. Ancora oggi si discute molto su questa accoglienza trionfale che Mussolini riceve. A un certo punto Mussolini sale su un carro armato e arringa la folla. 

mercoledì 6 gennaio 2016

IL SEQUESTRO SOFFIANTINI


Il Sequestro Soffiantini - parte 1/2 by Film e Video Gratuiti 






Il Sequestro Soffiantini - parte 2/2 by Film e Video Gratuiti 

 Il sequestro Soffiantini è stato un caso di rapimento avvenuto in Italia nel 1997 del quale fu vittima l'imprenditore Giuseppe Soffiantini. 

 Il 17 giugno 1997 fu prelevato dalla sua casa di Manerbio e rinchiuso in diversi covi tra la Calvana e le campagne fra Grosseto e Siena Solo dopo un tentativo di fuga, molteplici problemi di salute, la morte dell'ispettore dei NOCS Samuele Donatoni in un fallito blitz contro i rapitori a Riofreddo ed il taglio della cartilagine delle due orecchie (una delle quali venne recapitata con una lettera negli studi del TG5 e la sera stessa fu letta in diretta da Enrico Mentana[3]), è stato rilasciato il 9 febbraio 1998, dopo 237 giorni di prigionia e previo pagamento di un riscatto dell'ammontare di 5 miliardi di lire. In seguito all'arresto di Giovanni Farina in Australia, ha preteso la restituzione del denaro versato, ma non ha saputo confermare se l'uomo, poi condannato, sia davvero stato il suo carceriere. Implicato nel sequestro risulta anche il latitante ogliastrino Attilio Cubeddu.



Fonte: Wikipedia

lunedì 4 gennaio 2016

CHECCO ZALONE - SIAMO UNA SQUADRA FORTISSIMI


Checco Zalone - Siamo una squadra fortissimi by Film e Video Gratuiti


Siamo una squadra fortissimi - Checco Zalone - Se ce l'o' fatta io...ce la puoi farcela anche tu - Zelig





Stoppi la palla al volo, come ti ha imparato tanto tempo fa

quando giocavi invece di andare a scuola

quanti sgridi ti prendevi da papà

>perché sognavi un giorno che avresti stato

nell'Italia convocato adesso

tutti sono con te

ma ci devi dimostrare che...

Siamo una squadra fortissimi

fatta di gente fantastici

e nun potimm' perde

>e fa figur' e mmerd'

perché noi siamo bravissimi

e super quotatissimi

e se finiamo nel balatro

la colpa è solo dell'albitro

"Pronto Luciano bello perché non ti stai impegnando piu'?

questi ci stanno rovinando i mondiali questi qua

devi fa qualcosa"

Cornuti siamo vittimi dell'albitrarità

a noi contraria

ecco che noi cerchiamo

di difenderci da queste inequità

così palese

grande Luciano moggi

>dacci tanti orologi agli albitri internazionali

si no co' cazz' che vinciamo i mondiali

Siamo una squadra furbissimi

fatta di gente drittissimi

e nun vulimm' perde e fa figur'e mmerd'

perché noi siamo bravissimi

e superquotatissimi

e se qualcuno ci ostacola

ce lo diciamo alla Cupola





CHECCO ZALONE - FRAGOLA86


Checco Zalone - Fragola 86 by Film e Video Gratuiti






Fragola86 - Checco Zalone a Zelig


In chat si possono prendere delle fregatura, come è successo a BANANA 33 con FRAGOLA 86! Lo spettacolo di Checco Zalone a Zelig: 


CHECCO ZALONE CON LAURA PAUSINI - ANGELA


Checco Zalone con Laura Pausini - Angela by Film e Video Gratuiti






Angela  - Laura Pausini con Checco Zalone -  Resto umile World Show


Resto Umile World Show è stato un varietà televisivo di Canale 5 condotto da Checco Zalone con Youma Diakite e Claudia Potenza andato in onda il venerdì in prima serata per due puntate, il 2 dicembre ed il 9 dicembre 2011.

Si comincia con una telefonata a Piersilvio Berlusconi, poi le imitazioni di Vendola e Saviano. Ospiti Pausini, Bisio e i Modà.


domenica 3 gennaio 2016

GRIGNANI UBRIACO AL CONCERTO DI GIGI D'ALESSIO?


Grignani ubriaco al concerto di Gigi D'Alessio? by Film e Video Gratuiti




Mentre al Capodanno Rai, fra bestemmie e countdown anticipato, non si sono fatti mancare niente, l'evento di Bari trasmesso da Canale 5 viveva i suoi problemi grazie alla performance di Gianluca Grignani.


 Il cantante è salito sul palco di Gigi D'Alessio visibilmente ubriaco e sù di giri, con il 'collega' napoletano che ha cercato in tutti i modi di riprendere le redini della situazione, cantando insieme a lui e guidandolo durante il brano. Ma l'intervento di Gigi a poco è servito per migliorare la presenza imbarazzante di Grignani, che ha deluso tutti, specialmente i suoi fan, che sui social lo hanno inondato di critiche.

LE PIU' BELLE SCENE DI "CADO DALLE NUBI"


Le più belle scene di "Cado dalle nubi" by Film e Video Gratuiti


Le più belle scene tratte  dal film "Cado dalle nubi"





Checco è un giovane cantante pugliese che sogna di entrare nel mondo dello spettacolo, e nel frattempo lavora nei fine settimana in una gelateria e come cantante di piano-bar a Polignano a Mare. È fidanzato con Angela, ma lei, che ha sempre detestato i suoi modi appiccicosi, lo lascia dopo sei anni e sette mesi di fidanzamento perché lo considera un fallito. Disperato ed imbronciato, su consiglio di suo zio lascia il paese natìo e saluta il suo "manager", Nicholas, un ragazzo nero obeso che in realtà fa il cameriere nel piano-bar, per trasferirsi a Milano con la speranza di entrare nel mondo dello spettacolo. Viene ospitato dal suo cugino omosessuale Alfredo, il quale è fidanzato con Manolo, con cui Checco condivide l'appartamento. I genitori (che abitano a Polignano) non sanno dell'omosessualità del cugino e, ogni volta che vanno a trovarlo, lui trova un escamotage per non far scoprire che è gay, cercando occasionali ragazze da presentare ai genitori come sue fidanzate.
In un negozio di strumenti musicali a Milano Checco incontra casualmente Marika, una bella ragazza che lo convince a dare lezioni di chitarra a dei ragazzi disagiati presso l'abbazia di Morimondo. Marika è innamorata del professore di psicologia con cui sta facendo la tesi di laurea, che però non la prende in considerazione e la ritiene inferiore. Delusa da una foto dove il suo professore di psicologia posa con la compagna, Marika si reca ad una festa con Checco, si ubriaca e lo bacia. Checco quindi comincia a presentarsi a casa della famiglia della ragazza. Il problema è che i genitori di Marika appartengono ad un partito politico che disprezza i meridionali, chiamato Partito Del Nord: mentre però la madre Raffaella si scioglie di fronte alla genuina gentilezza di Checco, il padre Mauro, segretario del Partito, resta profondamente turbato e non riesce proprio a tollerare nemmeno l'idea di poter avere un genero del sud.
Dopo aver litigato con Mauro, reo di aver buttato le sue amatissime orecchiette nella spazzatura, Checco si reca insieme ad alcuni ragazzi emo ai provini del talent show televisivo I Want You. Si presenta tre volte, ma arriva in ritardo all'ultima e Roberto, il direttore del casting nonché discografico della trasmissione, si rifiuta di visionarlo. Disperato dall'idea di non poter lavorare nel mondo dello spettacolo e deluso per non essere amato da Marika, decide di tornare a Polignano, ma il video del suo provino viene comunque visto dalla troupe della trasmissione ed ha un grande successo: la direttrice del programma intima a Roberto, pena il licenziamento, di richiamare Checco, nel frattempo recatosi alla stazione per tornare al suo paese, che alla fine partecipa alla sfida in TV e vince il primo premio, diventando all'istante ricco e famoso.
Anche dal punto di vista affettivo le cose volgono al meglio: Marika capisce di essere realmente innamorata di Checco e i due prima si fidanzano e poi si sposano in una chiesa di Polignano. Alla cerimonia partecipa anche il padre di Marika, che inizialmente voleva dimettersi dalla carica di segretario cittadino del Partito del Nord per la vergogna di avere un parente pugliese, ma che alla fine mantiene il posto dopo essersi reso conto che anche molti altri militanti hanno origini meridionali. Nel bel mezzo dei festeggiamenti nuziali Alfredo fa coming out confessando ai genitori di essere gay. La madre dapprima sviene ma poi la prende bene; il padre invece si dispera e proprio quando il nipote Checco lo abbraccia convincendolo del fatto che "oramai stiamo nel 3000" e che l'omofobia non esiste più, un ragazzo in motorino, vedendoli abbracciati, fa tornare entrambi alla triste realtà quotidiana con un urlo in dialetto barese rivolto loro contro: «Uè, ricchio'!».



Fonte:Wikipedia

CHECCO ZALONE - ANGELA


Angela - Checco Zalone by Film e Video Gratuiti


Checco Zalone - Angela

da "Cado dalle nubi"





Se mi chiedi chi è
la ragazza per me
Angela io dico te
Se mi chiedi chi è
il ragazzo per te
Angela io dico me
Se mi chiedono a me
io ti dò due belle gnocche in cambio di Angela
io dico no no
Ma cosa vuoi da me se anzichè il caffè
io come mi sveglio la mattina penso ad Angela
faccio la pipì faccio la pupù
ma con la mia mente stò costantemente ad Angela
Ma cosa vuoi da me trovimela a me
una così bella e così immensemente Angela
Angela amore mio
io e te per sempre insieme
sia nella brutta che nella cattiva sorte amore
Amore io avrò cura di te
ma no com a quella Franco Battiato la cura a chiacchiere
no Angela io pagherò
pagherò i migliori dottori per curare le malattie
che ti colpiranno perché le malattie arrivano
ragazzi non dobbiamo nascondercelo
ma saremo in due a curarle le TUE malattie
e guadanche saranno loro ad averla vinta su di te
tu non dovrai mai tèmerle mai mai o mia bella
la spingo io la carrozzella Angela
Ma cosa vuoi da me se anzichè il caffè
io come mi sveglio la mattina penso ad Angela
ami solo me spositi con me
che in viaggio di nozze io ti porto a…Losangela


CHECCO ZALONE - GLI UOMINI SESSUALI


Checco Zalone - Gli uomini sessuali by Film e Video Gratuiti


Gli uomini sessuale - Checco Zalone

da "Cado dalle nubi"





I Uomini sessuali
Quanta cattiveria in questa società
Nel confronto di chi tiene un'altra sessuità
Quanta gente che vi ingiuria
Quanta gente che vi attacca
Solo perché non vi piace la patacca
I uomini sessuali sono gente tali e quali come noi
Noi normali
Sanno ridere sanno piangere sanno battere le mani
Proprio come alle persone sani
I uomini sessuali non c’avranno gli assorbenti
Ma però c’hanno le ali
Per volare via con la fantasia da questa loro atroce malattia.


CHECCO ZALONE - CONCORSO CARABINIERI


Checco Zalone Concorso Carabinieri by Film e Video Gratuiti


Concorso Carabinieri - Checco Zalone

da "Cado dalle nubi"




Checco vive in Puglia e coltiva il sogno di fare il musicista neomelodico ma la sua ragazza, Angela, non lo prende sul serio e, stanca del suo disimpegno, lo abbandona. Addolorato, Checco lascia Polignano a mare e va dal cugino a Milano. Qui conosce la bella Marika, figlia di un leghista convinto, alla quale sembra non interessare che come amico, buffone di corte. Affranto, Checco decide allora di tentare il provino per il programma “I want you”, che seleziona talenti musicali per la tv. Luca Medici, alias Checco Zalone, come tanti suoi colleghi s’imbarca sul volo che dal piccolo schermo, dal palcoscenico dei comici televisivi, porta al cinema, dentro un film. Con sé non ha una valigia di cartone ma un bagaglio più solido, che resiste al tragitto: un copione estremamente lineare, talora sbrigativo, ma mai volgare, e un gruppo di attori di contorno – su cui svetta Dino Abbrescia – che non si accontentano di offrire una spalla ma creano un piccolo mondo in una stanza. Finisce alla pari, dunque, il confronto tra Checco Zalone e lo spettatore accorto. A svantaggio dell’attore, il fatto che, nonostante non si tratti di una sequela di gag ma di un film in tutto autosufficiente, non per questo Cado dalle nubi si potrà vedere con lo stesso piacere più di una volta: è un umorismo one shot, occorre accontentarsi; a suo merito, che la risata è certa, incontenibil






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